La stravagante riconversione di un sexy shop in galleria d’arte
La stravagante riconversione di un sexy shop in galleria d’arte
- scritto da Mariangela Martellotta
- categoria Curiosità ecosostenibili
Da luogo per un commercio di nicchia a galleria d’arte aperta al pubblico.
Parliamo dei sexy shop, singolari attività commerciali che negli ultimi anni soffrono non solo della crisi economica ma anche del fatto che le vendite on-line sono preferite a quelle tradizionali visto che consentono agli acquirenti di mantenere (anche se apparentemente), la propria privacy.
Per questo c’è chi ha pensato di riutilizzare alcuni sexy shop per dare loro una funzione espositiva. È accaduto per esempio in Italia qualche anno fa, quando il titolare di un sexy shop milanese è stato contattato da un artista interessato ad esporre nel suo negozio le proprie opere.
«..si è presentato un ragazzo molto semplice e umile, chiedendomi se ero interessato a esporre per vendere i suoi quadri. Un po’ incuriosito, gli ho chiesto come mai ha pensato a me. Come risposta mi sono sentito dire che, essendo quadri di nudo, nessuno voleva esporli», racconta il titolare Diego Bortolin quando ricorda il primo incontro con il giovane artista Michele Di Qual.
In questa occasione la location si è prestata all’uso in maniera temporanea mentre in Giappone è accaduto qualcosa di più radicale. Persimmon Hills Architects hanno trasformato un angusto sexy shop a pianta triangolare, sito nella prefettura di Kanagawa, in un micro-atelier d’artista con all’interno una galleria espositiva di opere.
La cosa interessante è che questo ex sexy shop misurava appena 20 mq. L’immobile ristrutturato è stato chiamato Cut ed è diventato uno degli spazi per l’annuale festival d’arte all’aperto Koganecho Bazaar.
Yusuke Koganecho propone opere d’arte ovunque quando c’è il festival che si tiene annualmente e la città stessa diventa spazio espositivo. Con la galleria d’arte Cut abbiamo voluto tirare fuori da una situazione esistente, apparentemente negativa, una rivisitazione del layout, con una organizzazione spaziale che consentisse un’apertura della nuova attività espositiva verso la città».
La galleria ottenuta dalla riconversione del sexy shop occupa due livelli ed è divisa da una parete diagonale che divide lo spazio a metà: uno pubblico e uno privato. Lo spazio aperto al pubblico è destinato a innestarsi sulla strada pubblica per diventare un attrattore per i visitatori. Lo spazio privato è posizionato dietro la parete diagonale e ospita due vani costituenti lo studio per la residenza d’artista. Anche se apparentemente disgiunti e contrastanti questi spazi sono fisicamente e visivamente connessi attraverso una serie di aperture.
Per evitare la sensazione claustrofobica degli spazi della galleria d’arte, i progettisti hanno pensato di dipingere le pareti di bianco e di consentire agli artisti un allestimento minimal. L’esposizione è pensata per essere allestita lungo le pareti di legno e negli angoli ricavati in ogni singolo spazio in modo da consentire ai visitatori una visione non convenzionale ma che offra una sensazione di intimità.
- pubblicato Mar 28 Novembre 2017
Fonte: La stravagante riconversione di un sexy shop in galleria d’arte